L'immobiliarista romano Danilo Coppola è stato condannato a sei

ROMA (9 febbraio) - L'immobiliarista romano Danilo Coppola è stato condannato a sei anni di reclusione dai giudici della II sezione penale del tribunale di Roma per il fallimento di una sua società, la Micop. Oltre a Coppola è stata condannata a 4 anni di reclusione Daniela Candeloro, commercialista della società.

Coppola e Candeloro sono stati ritenuti responsabili di bancarotta fraudolenta. Entrambi gli imputati sono stati invece assolti dall'accusa di falso. Per la bancarotta della Micop, un crack da 13 milioni di euro avvenuto alla fine del 2006, sono stati assolti altri cinque imputati per non aver commesso il fatto: Francesco Bellocchi, già direttore finanziario ed ex cognato di Stefano Ricucci, Alfonso Ciccaglione, Luca Necci e Andrea Raccis, collaboratori di Coppola, e l'avvocato Paolo Colosimo.

L'immobiliarista ha assistito impassibile alla lettura del dispositivo e si è subito allontanato dall'aula. Per Coppola, i giudici hanno disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici (cinque anni per la Candeloro) e l'inabilità dell'esercizio di impresa commerciale (dieci anni, e stessa pena è stata estesa alla Candeloro).

A entrambi gli imputati sono state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. Gli stessi giudici, così come sollecitato dai pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, hanno disposto anche il sequestro di azioni Bim del valore di otto milioni di euro in possesso di società del gruppo Coppola.

Il processo per il fallimento della Micop è stato uno dei filoni di inchiesta scaturiti dal crack finanziario, 130 milioni di euro, del gruppo Coppola. L'immobiliarista fu arrestato l'1 marzo 2007. Attualmente è sottoposto all'obbligo di dimora a Grottaferrata.

Nella sentenza è statuita anche la confisca di azioni Bim per un valore di oltre 8 milioni di euro. A tale proposito, l'avvocato Gaetano Pecorella, difensore di Coppola, ha sottolineato la stranezza della decisione perché «al fallimento è stato riconosciuto il ruolo di parte danneggiata. È un provvedimento che non tiene conto che le società sono persone giuridiche autonome dalla persona fisica. La società non è nata attraverso il reato, ma è stata danneggiata dal reato».