Pestato a morte a Verona: via al processo,branco in aula con gli occhi bassi

VERONA (9 febbraio) - Via al processo a carico dei cinque imputati per l'omicidio di Nicola Tommasoli, il disegnatore 29enne pestato a morte il primo maggio di un anno fa a Verona. I cinque imputati sono entrati stamani nell'aula della Corte d'Assise di Verona scortati da una dozzina di agenti della polizia penitenziaria con gli occhi bassi. L'accusa per tutti è omicidio preterintenzionale aggravato da futili motivi.

Gli imputati. Davanti al presidente Dario Bertezzolo, il giudice togato Paola Vacca e sei giudici popolari sono comparsi Raffaele Dalle Donne, 20 anni, Guglielmo Corsi, 20, Andrea Vesentini 21, Federico Perini, 21, e Nicolò Veneri, 20. I cinque sono rinchiusi nel carcere di Montorio dai giorni dell'aggressione.

Prima del loro ingresso in aula, il presidente aveva permesso riprese televisive e fotografiche, che ha successivamente vietato su richiesta degli imputati. Il processo si è avviato, dopo la nomina dei giudici popolari, con la costituzione delle parti civili tra cui quelle dei genitori, della fidanzata della vittima e del Comune di Verona.

Comune di Verona parte civile. Proprio la costituzione dell'amministrazione veronese ha sollevato le prime eccezioni da parte dei difensori. In particolare si sono opposti all'ammissibilità Roberto Bussinello, difensore di Dalle Donne, e Vito Quaranta, legale di Corsi, secondo il quale «il sindaco Tosi si sbaglia se crede di trasformare il processo in una arena personale».

Ma il presidente Dario Bertezzolo, che ha dettato l'ordinanza direttamente in aula, ha respinto le eccezioni perché, ha spiegato, sono riconoscibili per il Comune sia danni non patrimoniali che danni patrimoniali: «I primi - ha detto - sono da ritenersi danni di diminuzione della considerazione dell'ente. I secondi quelli relativi agli investimenti che l'Amministrazione ha dovuto compiere perché non si ripetano episodi analoghi».

La convivente di Tommasoli. Anche nel caso della convivente di Tommasoli, Erica Rinaldi, il Tribunale ha individuato sia un danno non patrimoniale nella sfera affettiva che un danno per il mancato contributo economico che proveniva dal compagno