Lampedusa, scontri migranti-polizia:in fiamme centro di prima accoglienza

Ribellione nella struttura che ospita
900 extracomunitari. Diversi i feriti.
E il sindaco: «Il governo si vergogni»
LAMPEDUSA (AGRIGENTO)
La voglia di libertà, il timore di essere rimpatriati in Tunisia e la tensione accumulata dopo giorni e giorni trascorsi all’interno del Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa hanno provocato l’ennesima rivolta dei migranti all’interno del Cie e un rogo di vaste proporzioni che, ancorché spento dai vigili del fuoco, ha fatto divampare la polemica politica.

Un padiglione che ospitava alcuni degli 889 migranti presenti nella struttura è andato completamente distrutto, mentre decine e decine fra poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco e migranti sono rimasti intossicati dal fumo sprigionato dal rogo. L’antefatto di una tragedia sfiorata, ma da più parti ritenuta «annunciata», è lo sciopero della fame che circa 300 immigrati, tutti tunisini, avevano avviato nella serata di ieri. Oggi, alcuni di loro hanno manifestato l’intenzione di accettare la razione di cibo provocando le ire di un gruppetto di tunisini "irriducibili" nella protesta. Ne è così venuta fuori una accesa discussione sfociata poi in rissa. A quel punto, per sedare gli animi, invano, sono intervenute le forze dell’ordine che presidiano la struttura.

Polizia e carabinieri, all’improvviso sono stati aggrediti e così sono stati lanciati dei lacrimogeni. Complice anche il fumo, la situazione è degenerata e alcuni migranti, sono riusciti ad appiccare un incendio nel padiglione provocando il fuggi fuggi generale. In breve nel padiglione centrale del Cie, le fiamme hanno raggiunto i 10 metri di altezza e si è levato un fumo intenso che ha provocato intossicazioni a quanti si trovavano nella zona per spegnere le fiamme o sedare la rivolta. Per tutta la mattina e per parte del primo pomeriggio è stato un continuo invio di persone che necessitavano cure mediche al Poliambulatorio dell’isola. Solo nel pomeriggio avanzato la situazione è tornata sotto controllo e sono stati individuati una ventina di facinorosi responsabili dell’incendio.

Nel mondo politico, soprattutto da sinistra, c’è chi ha subito chiesto la "testa" del ministro dell’Interno Roberto Maroni, accusato di non aver saputo gestire finora il problema immigrazione clandestina e chi, come Sandro Gozi, del Pd ha sollecitato il governo a riferire alla Camera su una «vicenda che rappresenta un caso di gravità senza precedenti nella nostra storia di gestione di politiche dell’immigrazione». Se la prende con i politici e le Istituzioni, "accusate" di aver trascurato e vilipeso gli uomini della Polizia di Stato, il segretario generale del Coisp, Franco Maccari che parla di rivolta «annunciata. Non poteva essere altrimenti - continua Maccari - dopo la vergognosa visita di Agnoletto e compagni ai centri per gli immigrati di Lampedusa e dopo l’ignominioso silenzio e l’assoluto immobilismo dei rappresentanti delle forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. Cosa dirà oggi il sindaco De Rubeis? Continuerà a lanciare insulti contro le Forze dell’Ordine o piagnucolerà richieste d’aiuto per garantire la sicurezza dei propri concittadini?».

Il sindaco di Lampedusa, dopo aver replicato duramente alle accuse della sua ex vice, la senatrice della Lega, Angela Maraventano, e aver lanciato accuse a Maroni («È vergognoso quanto sta accadendo a Lampedusa. Il Centro deve essere chiuso. È il segno del fallimento di questo governo e ora Berlusconi rimuova Maroni»), lancia un appello al ministro della giustizia, Angelino Alfano, affinché invii a Lampedusa degli ispettori «per verificare a che titolo gli immigrati vengono trattenuti». Ieri sera De Rubeis, peraltro, è stato sentito dai magistrati della procura di Agrigento come persona informata sui fatti. «Mi hanno chiesto informazioni - dice il sindaco - sui centri di accoglienza e su quello di capo ponente, il Cie, ma anche sul trattenimento di tunisini nel centro senza provvedimento del giudice». La procura di Agrigento, indaga sulle condizioni di vita e di salute al centro di accoglienza di Lampedusa. Il Viminale, mentre in tanti chiedevano di spostare altrove i migranti, in considerazione del fatto che l’incendio ha provocato ingenti danni alla struttura e per questa ragione non sarà temporaneamente fruibile, ha deciso di anticipare il trasferimento di una parte degli immigrati già destinati ad essere rimpatriati, in base al piano di respingimento predisposto dal Ministero, «che resta immutato».