Stupro alla Caffarella, il questore Caruso: non cambia virgola

ROMA (4 marzo) - «L'impianto accusatorio originale non cambia di una virgola - ha detto oggi il il questore di Roma, Giuseppe Caruso - Lo posso dire d'intesa con il procuratore capo, il sostituto procuratore Barba e il capo della mobile. Da quanto abbiamo inteso nell'incontro che si è tenuto questo pomeriggio, la Procura non farà non un passo indietro, ma nemmeno un centimetro indietro quando lunedì si terrà il riesame. Siamo stati noi a richiedere il dna perché noi per primi vogliamo trasparenza e siamo stati noi a prelevare la saliva al più giovane dei due rumeni fermati subito dopo la sua confessione. Pur ammettendo che il dna è la prova regina crediamo ancora nella bontà di tutto l'apparato accusatorio».

Caruso: vogliamo capire perché non c'è il dna del romeno che ha confessato. «Presto visioneremo la video registrazione della confessione che il rumeno ha fatto davanti al magistrato e all'avvocato difensore - ha detto il questore Caruso - e nella quale si vede che lui, in modo inequivocabile, ha dato riscontro alle indagini e ha detto cose fino a quel momento segrete. Quindi è comunque una persona che è a conoscenza di come sono andate le cose. Vogliamo capire come mai non c'è il suo dna, dato che ha confessato con dovizia di particolari. Vogliamo anche capire perché ha voluto calunniare quello che lui definisce un suo amico fraterno. È stato lui che ci ha indicato dove trovare l'altro straniero dicendoci anche "fate presto, perché vuole scappare in Spagna, è fuggito da Roma il giorno dopo lo stupro e si trova a Livorno"». Il questore ricorda inoltre che «è stata la 14enne a riconoscere Alexandru Isztoika da una foto. La donna vittima di uno stupro a Primavalle ha invece riconosciuto l'altro straniero durante quella che definiamo ricognizione personale che si è tenuta in carcere alla presenza del magistrato inquirente. Per la forte emozione la donna è anche svenuta». Per quel che concerne lo stato attuale delle indagini Caruso evidenzia che «al momento c'è in piedi un'attività di indagine che peraltro non è mai cessata. S'indaga a 360 gradi e non tralasciamo nulla, anche con l'ausilio della polizia scientifica».

Il giallo del terzo uomo. L'ipotesi che lo stupro di San Valentino fosse stato commesso da un terzo uomo, che secondo alcune voci sarebbe stato addirittura individuato (ma l'uomo avrebbe un alibi), era stata smentita in giornata dalla Procura .

Le tracce del Dna hanno dimostrato che al parco della Caffarella non avrebbero agito né Karol Racz, né Alexandru Isztoika, i due immigrati in carcere dal 18 febbraio scorso, dei quali non ci sono tracce sulla vittima. Il misterioso personaggio, romeno pure lui, è stato individuato dalla polizia di Bucarest che ne aveva il codice genetico per precedenti reati. L’uomo, al momento in Patria, ha detto di avere un alibi. «Il giorno della violenza sostiene di essere stato in Svizzera».

La smentita. Su questa ipotesi era intervenuta questa mattina la Procura di Roma: non c'è ricerca di un terzo uomo, per il momento, nell'ambito dell'inchiesta sullo stupro. Sempre in Procura è stato ribadito oggi che i risultati dei test del dna finora eseguiti, e per il momento favorevoli ai due indagati, non sono stati completati ma eseguiti solo su alcuni dei reperti (abiti della ragazzina, mozziconi di sigaretta e altri) messi a disposizione degli esperti. I risultati finali saranno consegnati al pm Vincenzo Barba entro la fine della settimana. Lo stesso magistrato dovrà ora dare il proprio parere sulla richieste di scarcerazione dei due romeni che saranno discusse lunedì prossimo davanti al tribunale del riesame.

Il vertice. Un incontro si è tenuto in procura in merito allo stupro avvenuto alla Caffarella. Al vertice, che si è tenuto nell'ufficio del procuratore capo della Repubblica Giovanni Ferrara, hanno partecipato, oltre allo stesso Ferrara, il pm Vincenzo Barba, titolare dell'inchiesta, il questore Giuseppe Caruso e il capo della squadra mobile della polizia Vittorio Rizzi. Nell'incontro, durato circa mezz'ora, si è discusso delle indagini svolte, degli accertamenti ancora in corso.

Nuove indagini. In Questura, si stanno valutando nuovamente le prove che hanno portato in carcere Karol Racz e Alexandru Isztoika. Gli agenti, secondo quanto si apprende, stanno effettuando ulteriori riscontri sul dna. Nuovi accertamenti sono stati disposti anche dalla procura di Roma. Nei prossimi giorni gli inquirenti ascolteranno nuovamente i due fidanzatini che, come avevano detto agli inquirenti, avrebbero riconosciuto gli aggressori. Si sta analizzando ancora una volta tutto il quadro probatorio e le fasi dell'interrogatorio e della confessione resa da Isztoika agli inquirenti la notte del fermo.

Il legale di Racz. «I metodi tradizionali di indagine hanno spesso prodotto dei grossi errori giudiziari. Oggi c'è stata la sconfitta definitiva del modo tradizionale in cui svolgere indagini e l'applicazione delle nuove tecnologie che pongono certezze, assicurano il cittadino nell'eventualità in cui venga accusato di fatti non veri e gli consentono di potersi scagionare velocemente». È quanto ha detto l'avvocato Lorenzo La Marca, legale di Karol Racz. Il legale, in attesa della decisione del Tribunale del riesame fissata per lunedì, ha precisato che i risultati della comparazione del dna sono definitivi: «non risulta nessuna parzialità degli esami, d'altronde non è stato dato nessun incarico e non mi risulta effettuata nessuna notifica in relazione a nuove perizie e nuovi incarichi». «Non so come si potrà risolvere il problema mediatico di aver messo la faccia di una persona che, agli atti, risulta estranea alla vicenda».

Non colpire gli innocenti. «Non dobbiamo fare giustizia sommaria ma trovare i responsabili che poi devono pagare fino in fondo». Così il sindaco Gianni Alemanno, a margine di una cerimonia al Quadraro, a chi gli chiede un commento sull'evoluzione delle indagini sullo stupro al parco della Caffarella dopo che è emerso che l'esame del dna scagionerebbe i due romeni arrestati in quanto presunti responsabili. Per il sindaco «servono indagini serrate, dure ma fatte in maniera precisa. Ho parlato più volte con il questore, che sta facendo il massimo per assicurare alla giustizia i colpevoli. Bisogna assicurare ovviamente alla giustizia i colpevoli, che non devono poi essere scarcerati, e non gli innocenti».

Il mostro in prima pagina. «Sobrietà e pacatezza rimangono sempre virtù da non smarrire. Non si fa giustizia “sbattendo il mostro in prima pagina”. Senza pacatezza e sobrietà nell'affrontare questioni così delicate, non si aiuta la vittima e si rischia di costruire altre vittime». Lo ha detto la parlamentare del Pd, Livia Turco, commentando gli sviluppi dell'indagine sullo stupro nel parco della Caffarella