Donne in pensione a 65 anni: è scontro

ROMA (4 marzo) - Donne in pensione a 65 anni: il ministro Brunetta annuncia che l'Italia si adeguerà alla sentenza europea, anche se è ancora da studiare il come. Il no arriva dalla Cisl che ribadisce critiche di metodo
e di merito. La Ui invece si dice aperta al dibattito.

Brunetta: Italia si adeguerà. L'Italia «si adeguerà» alla sentenza della Corte di giustizia europea che ha chiesto al nostro Paese di abolire le disparità di trattamento tra uomo e donne sulle pensioni. Lo ha detto il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, a Radio24. «È allo studio come adeguarsi - ha spiegato - la commissione Politiche Ue del Senato si è fatta carico di trovare una soluzione, il Governo guarda con rispetto al lavoro del Parlamento». Per Brunetta, i risparmi che verranno dall'adeguamento (2,3 miliardi in otto anni solo per la Pubblica Amministrazione, secondo le cifre circolate) andranno utilizzati per migliorare e riequilibrare le condizioni delle donne nel mercato del lavoro in termini di carriera, salari e welfare familiare (asili nido, ecc). Il ministro della Funzione pubblica, infine, si è detto d'accordo con il collega del Welfare Maurizio Sacconi sul fatto che non sia il momento per una riforma complessiva delle pensioni.

Il no della Cisl. La Cisl «non condivide la decisione del Governo di proporre un innalzamento, seppur graduale, dell'età pensionabile delle lavoratrici della pubblica amministrazione». A dichiararlo è il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Non siamo d'accordo per ragioni di metodo e di merito - afferma Bonanni - Per la Cisl è inammissibile che su un tema delicato come quello delle pensioni, il Governo abbia deciso unilateralmente, senza aprire un confronto con il sindacato, come si è sempre fatto per tutti gli interventi sulla previdenza». Quanto al merito - prosegue Bonanni- «si tratta di una decisione sbagliata che ci riporta indietro negli anni, introducendo criteri di accesso differenziati alla pensione di vecchiaia per le lavoratrici pubbliche rispetto a quelle private». Bonanni propone di reintrodurre meccanismi più flessibili di accesso al pensionamento, superando la distinzione fra pensione di anzianità e di vecchiaia.

Uil pronta a discutere. La Uil è pronta ad iniziare una discussione con il Governo - che per inciso fino ad ora non c'è stata - per affrontare i problemi aperti dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea sull'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego. Lo ha detto il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti secondo il quale »si può utilmente raggiungere in maniera diffusa l'obiettivo indicato dalla Corte attraverso un rafforzamento della scelta volontaria, peraltro prevista dalla nostra legislazione che già consente alle donne di rimanere al lavoro fino a 65 anni.

Epifani: donne pagano 3 volte. Il progetto del governo è un modo «per scaricare i costi della crisi: due volte sul mondo del lavoro e tre volte sulle donne lavoratrici». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani.

Sacconi: nessuna bozza a Ue. «Il Governo non presenta alcun emendamento al ddl, non è stata inviata alcuna bozza all'Ue». Lo ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, aggiungendo che «ci possono essere tante bozze, ma nessuna decisione» al momento. Del tema, ha detto al margine di un convegno sulle pensioni «se ne discuterà in Consiglio dei ministri. Questa è una decisione che deve passare in Cdm». Sacconi ha anche annunciato che «parleremo con gli attori sociali nei prossimi giorni in un tavolo ad hoc. Quando avremo chiaro quale sia lo spazio di merito che consente la sentenza della Corte di giustizia europea».

Sacconi: base volontaria poco probabile. L'eventuale innalzamento dell'età pensionabile per le donne nel pubblico impiego su base volontaria è da valutare, ma comunque «non credo sarebbe consentito», ha detto Sacconi, aggiungendo che «i requisiti devono essere uguali per uomini e donne. Non essendoci (la base volontaria, ndr) per gli uomini, non credo sarebbe consentito per le donne». In ogni caso, ha sottolineato, «ragioniamo non di ciò che dobbiamo fare ma di ciò che possiamo fare» alla luce della «inesorabile sentenza» della Corte di giustizia europea «già esecutiva» e che se non applicata «darebbe luogo a pesanti infrazioni».

Damiano: risparmi devono tornare alle donne. «Gli eventuali risparmi» derivanti da un innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego «devono tornare in loro favore sotto forma di risultato pensionistico, devono tornare alle donne per avere pensioni e servizi migliori». Lo ha detto l'ex ministro del Lavoro del governo Prodi, Cesare Damiano. «Non si può affrontare il tema dell'età pensionabile delle donne se prima non si affronta il tema del riconoscimento alle donne che hanno carriere discontinue del lavoro e del tempo dedicato alla cura ai fini pensionistici, nonchè di una rete di servizi che consenta parità retributiva e di carriera».